Crowdfunding: la Normativa Italiana

Il mondo della finanza è in continua ed evidente crescita nonché in espansione: questo scaturisce, di conseguenza, il sempre più crescente utilizzo del crowdfunding, negli ultimi anni oggetto di speciali normative atte a regolarne l’uso. Cos’è il crowdfunding e quali sono le normative italiane legate ad esso? Cerchiamo di fare chiarezza.

Crowdfunding: Cos’è e Quando si Usa

Il crowdfunding è sostanzialmente un metodo innovativo di finanziamento usato per nuove iniziative imprenditoriali, come le startup, in qualunque settore o ambito, da quello culturale fino a quello sociale o no-profit. Recentemente gli importi in movimento hanno raggiunto livelli notevoli, tuttavia, i dubbi e le conoscenze legate alla burocrazia, alla modalità di utilizzo, alle dinamiche a lungo termine e alle normative legislative restano molteplici. Pertanto, chiariamo ciò che la normativa italiana dice sul crowdfunding.

Perché è Stata introdotta la Normativa: l’Obiettivo

Uno dei primissimi Paesi europei a ideare una normativa specifica ed organica sul crowdfunding è stato l’Italia, anche se tale normativa è dedicata alla negoziazione di partecipazioni sociali, tipologia di crowdfunding nota come equity-based crowdfunding. Il primo modello di normativa fu varato nel 2012 tramite il c.d. Decreto Crescita 2.0, il quale si proponeva di inaugurare nuove misure urgenti per la crescita del Paese rendendolo operativo tramite regolamenti emanati dalla Consob.

Qual’è l’obiettivo della normativa legata al crowdfunding? Sostanzialmente sviluppare anche in Italia un sistema normativo in modo da favorire la capitalizzazione e il finanziamento delle piccole-medie imprese, le quali potrebbero riscontrare numerosi problemi finanziari durante le loro fasi iniziali. Tali problemi vengono riscontati anche dalle banche italiane, che trovano sempre più difficoltà nell’erogare prestiti alle piccole-medie imprese, sia per la sofferenza e la sempre meno sostenibilità dei bilanci, che per il varo di nuove e stringenti regole per i requisiti patrimoniali richiesti.

Pertanto, una conseguenza del tutto naturale è quella secondo la quale il legislatore e il sistema finanziario aspirino a rendere il più funzionale possibile il mercato del credito e lo sviluppo di nuovi capitali per agevolare ed aiutare le PMI. Quali sono le specifiche normative atte a risolvere tali aspetti problematici e ad aiutare le PMI in modo efficiente e sostanzioso?

Crowdfunding normativa italiana
Crowdfunding: la normativa italiana

Le Normative Italiane per il Crowdfunding

Il Testo Unico della Finanza e il registro Consob 18592/2013 contengono le norme che disciplinano praticamente l’equity crowdfunding: tale disciplina è finalizzata ad intendere che quest’ultima forma di crowdfunding sia una tipologia innovativa di finanziamento alternativo, la quale si basa sull’apporto di capitali a beneficio di imprese appena inserite nel mercato e in cerca di un consolidamento oppure di attività imprenditoriali con alto rischio operativo, difficilmente finanziabili dai crediti bancari. In questi casi, gli investitori sono persone non particolarmente attirate dalla gestione o dall’attività operativa della società emittente e che prediligono l’assegnazione di quote o azioni per quanto riguarda il profilo patrimoniale.

Dopodiché, il D.L. n. 179 del 18 ottobre 2012 rendeva il finanziamento sotto forma di crowfunding ad appannaggio esclusivo di imprese etichettate come start-up innovative. Tale decreto, tuttavia, fu modificato ed ampliato con il n.3 del 24 gennaio 2015, il quale ha allargato l’accesso al crowdfunding alle aziende etichettate come PMI innovative nonché ha dato agli organismi di investimento collettivo del risparmio (OICR) e alle società che si occupano di investire in startup di ubicare online i propri capitali.

Con il corso del tempo, i decreti atti a regolare il funzionamento del crowdfunding sono diventati sempre più numerosi e specifici: un’altra svolta in merito la si è ottenuta tramite la Legge di Bilancio 2017 la quale, all’art. 1 comma 70, concede la quotazione mediante crowdfunding anche alle PMI non innovative ma sotto forma di S.P.A.

Il Decreto Legge n.50 del 24 aprile 2017 ha, successivamente, sancito quest’ultima modifica e ha definitivamente esteso la possibilità di ricorrere all’equity crowdfunding a tutte le PMI, indipendentemente dai loro obiettivi o dalla loro situazione finanziaria. Questa novità è stata varata dal primo comma dell’art. 57 di tale Decreto ed è entrata in vigore nel gennaio 2018 tramite l’introduzione del nuovo Regolamento Consob sul crowdfunding. Tali nuove normative sono la testimonianza della volontà governativa di allargare il pool di società autorizzate ad autofinanziarsi mediante l’equity crowdfunding, dato che buona parte del tessuto imprenditoriale italiano è fatto da PMI sotto forma di S.R.L.

Altri aggiornamenti sono stati apportati tramite alcune revisioni al Regolamento varate il 18 ottobre 2019: tra i più importanti è utile ricordare la possibilità di emissione dei mini-bond sulle piattaforme di crowdfunding per conto delle PMI, l’istituzione di bacheche online per la compravendita di strumenti finanziari poste sui portali equity-based.

Particolare importanza la rivestono l’art.50-quinquies e l’art.100-ter del Testo Unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria (TUF) e il Regolamento Consob n.18592 del 2013 con tutti i suoi aggiornamenti. Questo nonostante il fatto che l’investimento nelle società tramite equity crowdfunding includa implicazioni legali e fiscali, quali l’applicazione dell’IVA o la necessità di stilare una delibera di aumento di capitale sociale, la condivisione da parte dei fondatori di specifici diritti con gli investitori o l’esistenza di esenzioni o sgravi fiscali collegati ai finanziamenti indirizzati alle startup o PMI innovative.

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